IL CORAGGIO DI DIRE NO. E I CRACKER AI SEMI

Qualche giorno fa ho assistito alla rappresentazione teatrale “Il coraggio di dire no” di e con Alessandro Albertin.
Si tratta di un monologo, in cui un unico attore – Alessandro, appunto – sempre vestito di nero e su un palco vuoto, interpreta tutti i personaggi della storia.

A distanza di oltre una settimana, è ancora forte l’emozione che questo “incontro” mi ha regalato.

“Il coraggio di dire no”, dedicato a Giorgio Perlasca, è uno spettacolo bello come un bel libro.
Proprio come uno splendido libro, mi resterà dentro per tutta la vita.

Un uomo in camicia nera.
Sei tu, Giorgio/Jorge Perlasca.
Giusto tra le Nazioni.
Coraggioso e nobile impostore.

Vieni da un piccolo paese veneto, per lavoro vivi a Budapest.
Non più fascista – anche se non antifascista – ti sei inimicato i seguaci di Hitler.
Ripari presso l’ambasciata spagnola, e della Spagna divieni cittadino e diplomatico.

È il 1944: in Ungheria iniziano le persecuzioni e le deportazioni nei confronti degli ebrei.
Ma tu – proprio no – non le accetti.
Contrastarle diventa la tua missione.
La tua faccia tosta e la fortuna ti assisteranno: innumerevoli sono le vite che salverai.

Oggi sei qui, Giorgio/Jorge Perlasca.
Su questo palco nudo.
E sei proprio tu, non sembri un personaggio interpretato da un attore.
Tuoi sono il battito del cuore, l’energia, la rabbia.
Tua la solidarietà per questi sconosciuti.

Sei tu a salire a due a due quei gradini, sconvolto in mezzo a decine di ebrei.
Tu leggi ai soldati nazisti i nomi delle persone da strappare alla deportazione. E a quelle liste aggiungi nuovi nomi, tanti e non presenti negli elenchi: altra gente da salvare.
Tua è la mano che porge arance a Lily, la ragazza a cui un tempo avevi dato uno schiaffo, e a quei giovani in fuga per la libertà.

Madame Tourné ti segue in questa magnifica follia. Conosce il pericolo che corre, timbrando quei lasciapassare e quei passaporti. Eppure non si tira indietro.

Angel Sanz Briz, ambasciatore spagnolo, per qualche tempo ti affianca, ma in seguito, suo malgrado, è costretto ad abbandonare il paese e l’impresa.

In tutte le azioni di Budapest, Zoltan Farkas, un avvocato che ti fa da interprete, rischia con te la vita ogni giorno. A volte cerca di frenare il tuo impeto. Raramente ci riesce.

Quante volte reagisci ai nazisti ungheresi, appartenenti alle Croci Frecciate? Quante volte essi ti puntano contro le armi? Non importa: tu non hai paura.
Non temi nemmeno Jozsef Gera, il segretario del loro partito.
Né la sua ira, che gli fa dilatare narici e vene del collo, e torcere continuamente le dita.

Il palco è vuoto, Giorgio/Jorge Perlasca.

Eppure, agli occhi dello spettatore, l’ufficio dell’ambasciata si riempie di arredi: una scrivania, scaffali colmi di fascicoli.

Lungo il Danubio, ci sono le “case protette”: sono rifugi per i giudei. I quali, dalle balaustre, indirizzano a te, sottovoce, il loro “Grazie!”.

Compare un treno fumoso: quanti ebrei lo affollano…
Tengono gli occhi bassi.
Forse per non vedere la morte.

Cinquemiladuecentodiciotto sono le persone che hai salvato, Giorgio/Jorge Perlasca.
Non è solo un numero: sono affetti, amicizie, vite.
E nuove generazioni che, senza di te, non sarebbero venute al mondo.

Hai agito senza secondi fini.
Senza temere per la tua vita, in un atto di eroismo più grande della tua impudenza.

Giorgio/Jorge Perlasca…
Il tuo nome non potrà mai essere dimenticato.

Spiccherà sull’albero a te dedicato nel “Giardino dei Giusti delle Nazioni”.

E vivrà ancora a lungo nelle emozioni che Alessandro Albertin, vestito di nero e su un palco deserto, prova dentro di sé e trasmette agli spettatori de “Il coraggio di dire no”.

 

 

I CRACKER AI SEMI

 

I MIEI APPUNTI:

– per la ricetta  dedicata a questo post, mi sono ispirata a un sito di cucina ebraica. Ringrazio dunque Labna per avermi rivelato un mondo che non conoscevo. Questi cracker sono stati dedicati dall’autrice al Pesach, la festa che commemora la liberazione degli ebrei dalla schiavitù egiziana. Per tutto questo periodo – che, nel 2016, va dal 22 al 30 aprile – il precetto è l’astensione da cibi lievitati e contenenti grano, in memoria della frettolosa fuga dall’Egitto;
– ho usato per la prima volta i semi di chia, pianta di origine azteca e maya; i semi di chia possiedono innumerevoli proprietà, tra cui quella di contenere sostenze antiossidanti e omega-3;
– pensavo che un cibo così “sano” non venisse apprezzato dalla mia famiglia, invece è andato a ruba;
– dosi per circa 20 cracker;
– ho usato la macchina per il pane Kenwood, ma si possono impastare anche a mano;
– li ho cotti nel forno Gaggenau.

 

CHE COSA SERVE?

– 100 g di SEMI di CHIA
– 100 g di SEMI di SESAMO
– 100 g di SEMI di GIRASOLE
– 100 g di SEMI di ZUCCA
– 200 g di ACQUA
– 4 g di SALE FINO
– AGLIO tritato o AROMI (a piacere; io non li ho usati)
– SALE in FIOCCHI per la superficie

 

COME FACCIO?

1. PRERISCALDO il FORNO a 160°C.

2. INSERISCO nella MACCHINA DEL PANE i SEMI di CHIA, di SESAMO, di GIRASOLE e di ZUCCA insieme al SALE FINO ed, eventualmente, agli AROMI. Faccio partire la macchina sul programma dough per qualche secondo, in modo da distribuire uniformemente gli ingredienti.

3. AGGIUNGO l’ACQUA, attivo nuovamente la macchina su dough per una quindicina di secondi.

4. FACCIO RIPOSARE l’impasto per un paio di minuti, fino a quando i semi di chia non avranno assorbito tutta l’acqua.

5. ACCENDO nuovamente per qualche istante la macchina sul programma dough.

6. STENDO l’impasto tra due fogli di CARTA FORNO spennellati con OLIO, fino a ottenere una sfoglia spessa circa 5 mm.

7. A DISTANZE REGOLARI, incido con una spatola l’impasto, cercando di formare dei RETTANGOLI.

8. DISTRIBUISCO sui cracker i FIOCCHI di SALE.

9. INFORNO e cuocio per circa 30 minuti.

10. AIUTANDOMI con una seconda leccarda coperta anch’essa con carta forno, ROVESCIO i cracker, li SPEZZO in corrispondenza delle incisioni e li rimetto in FORNO per altri 20-25 minuti, fino a quando i bordi non saranno dorati.

11. LI ESTRAGGO dal forno e li lascio RAFFREDDARE, prima nella teglia e, dopo qualche minuto, su una griglia.

12. LI SERVO con SENAPE RUSTICA e FORMAGGIO FRESCO.

13. UNA VOLTA RAFFREDDATI, si possono conservare in una SCATOLA di LATTA, oppure si possono SURGELARE. Qualora divenissero molli, è possibile farli tornare croccanti passandoli in forno per qualche minuto.

 

SODDISFAZIONE ****
PAZIENZA **

 


È online il mio NUOVO sito www.drvaleriaderossi.it. Gli avete dato un’occhiata?


VI POTREBBERO INTERESSARE ANCHE...

6 Comments

  • comment-avatar
    andreea manoliu 21 Aprile 2016 (14:06)

    Sicuramente questi cracker a casa mia andrebbero a ruba !

  • comment-avatar
    Pane per i tuoi denti 21 Aprile 2016 (15:00)

    Sono andati a ruba anche qui…
    Un abbraccio, cara!

    Valeria

  • comment-avatar
    Irene Bombarda 21 Aprile 2016 (20:33)

    Carissima questi li adoro…però non ho la macchina del pane, che dici vengono lo stesso????
    unospicchiodimelone!

  • comment-avatar
    Pane per i tuoi denti 21 Aprile 2016 (21:09)

    Certo che vengono.
    Nella ricetta originale erano impastati a mano… ma, sai, io devo sempre essere quella tecnologica!
    Ti ho chiesto l'amicizia su Facebook.
    Un bacione e grazie della visita.

    Valeria

  • comment-avatar
    consuelo tognetti 24 Aprile 2016 (20:31)

    Quanto mi piacerebbe ogni tanto poter andare a teatro anche a me…sono sicura che saprebbe darmi delle forti emozioni..
    Questi crackers sono magici, con tutti quei semi e niente farina, sanno stare abbracciati e dare vita ad un capolavoro..sembra la metafora degli innamorati ^_^
    Li proverò amo alla follia ogni singolo ingrediente ^_^
    Buona domenica <3

  • comment-avatar
    Pane per i tuoi denti 25 Aprile 2016 (16:45)

    Il teatro è la metafora della vita, i cracker la metafora dell'amore…
    Che brava che sei, Consu!
    Questa ricetta è veramente azzeccata: sono sicura che la apprezzerai.
    Un bacione grossissimo.

    Valeria