IL SETTIMO ANNO & LA CONFETTURA CON MANDORLE INTERE E AROMA DI AMARETTO

No, non è una crisi.
Ti amo ancora come il primo giorno.
Proprio come quella domenica 9 ottobre di sette anni fa.

Ti sono stata lontana, lo so.
Se ne sono accorti in tanti.
Molti hanno pensato che ci fossimo lasciati.

 

 

Invece, caro il mio blog, il problema era un altro.
Anzi, i problemi erano tanti.

Dovevo aiutare a mia famiglia di origine.
Ora che mia mamma se ne è andata, ci sono mille bollette da pagare, mille conti da controllare, mille grane da gestire.

E poi c’è il papà da seguire in casa di cura.

E poi… E poi…

E poi mancava la ciliegina sulla torta: un maleficissimo calcolo renale che ha deciso di complicarmi ulteriormente la vita.

È incominciato tutto il 4 agosto, primo giorno di ferie.
Ero distesa al sole sul terrazzo di quella deliziosa casetta che avevamo preso in affitto sul lago di Garda.
Ho avvertito un fastidio al fianco sinistro.
Un dolore strano, a metà strada tra lo strappo muscolare e la colica renale.

Per lunedì 6 il quadro clinico si era chiarito: si trattava di un “sassolino”, che -percorrendo buona parte delle mie vie escretrici- aveva finito per incastrarsi allo sbocco dell’uretere.

Questa situazione di stallo non poteva che portare all’infezione.
E infezione è stata, con la febbre a 40°C, brividi così forti che mi pareva di essere al polo e prima gita turistica di sette ore al pronto soccorso.

Venti giorni di antibiotici -più o meno quelli che si usano per i cavalli- sembravano aver risolto il problema.
E invece no: sotto un altro punto di vista, l’avevano complicato.

È partita un’ulteriore infezione, che mi ha causato un altro notevole rialzo febbrile e mi ha riportata per dieci ore al pronto soccorso.

Di nuovo antibiotici. Per due settimane.
Di nuovo un miglioramento.
Ma, poi, di nuovo infezione e pronto soccorso.

Questa volta, però, in corsia sono svenuta.
È stato un bene, perché la cosa ha indotto i dottori a ricoverarmi.

Il quinto antibiotico costava 70 € a confezione.
Ma li valeva tutti.
E mi ha consentito, dopo due mesi abbondanti di tribolazioni, di sentirmi finalmente bene.

L’antibiotico, comunque, è stato solo un mezzo per ritornare la Valeria di sempre.
Fondamentali sono stati tutti i medici e paramedici che, in questo mio doloroso percorso, mi hanno aiutata: con la loro professionalità, la loro competenza e, soprattutto, la loro umanità.

 

 

Non dimenticherò mai nessuno.
Stefania, l’operatrice che si è sobbarcata i trattamenti più antipatici.
Agata, l’infermiera di origine polacca che era diventata il mio punto di riferimento.
Mio cugino Guido, urologo di fama che, nonostante fosse in ferie, mi ha guidata nel percorso.Il mio internista, che mi ha seguita via mail dal primo all’ultimo giorno.
Il responsabile del pronto soccorso che, in pochi istanti, ha intuito il mio problema.
Il medico del reparto che ha saputo curarmi in maniera eccellente.
Le giovani ma preparatissime specializzande che, bardate come palombari, quotidianamente mi visitavano.

Ricorderò sempre anche gli amici, e il loro sostegno.
Antonella, Beatrice, Patrizia, Ubaldo, addirittura tre Anne, che mi hanno scritto o chiamato tutti i santi giorni.
Mara, le due Raf, Marina, Paola e le altre mie compagne di liceo, alcune delle quali si sono accorte che qualcosa non andava dalla mia assenza dalla chat di WhatsApp.
E poi Annalisa, Angela, Diana, Isabella, Tania, Fabiana, Chiara, Cristiana, Laura, Marco, Veronica…
Bruna e Renzo, che ho fatto spaventare a causa di un messaggio che credevo di aver spedito e che invece era rimasto nel mio iPhone.
Avere tutti loro al mio fianco è stato fondamentale, come e forse più delle terapie.

C’è poi un’altra persona che mi rimarrà nel cuore: Mirte, la mia compagna di stanza.
Novantaduenne lucidissima e grintosa, ha sopportato con pazienza le mie interminabili telefonate, ha controllato scrupolosamente che io seguissi la terapia in maniera corretta (e che non mi sedessi sul Mac nascosto sotto le lenzuola), ha scherzato -ridendo di gusto insieme al Paffu- sulle mie manie, mi ha risollevato il morale nei momenti difficili.
Con Flavia, sua figlia, ci sentiamo spesso.
E sapere da lei che la mia “amica dell’ospedale” sta bene mi rende felice.

Adesso, finalmente, eccomi qui.
Nei prossimi giorni riprenderò il lavoro e le mie consuete abitudini.
Vorrei che seguire Pane per i tuoi denti rientrasse in queste ultime.
Non sono certa che ci riuscirò al 100%.

Ma, se dovessi scomparire ancora, non preoccupatevi: non abbandonerò il mio blog.
Perché, ormai lo sapete, lo amo ancora come il primo giorno.
E non siamo assolutamente in crisi.
Nemmeno in questo, che è il nostro settimo anno.

 

 

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LA CONFETTURA CON MANDORLE INTERE E AROMA DI AMARETTO
Un chilo di pesche noci che avevo congelato per farne un sorbetto erano rimaste in freezer, abbandonate. Un pacchetto di mandorle aperto all'inizio dell'estate mi faceva l'occhiolino dalla mensola. Stamattina avevo voglia di ritornare alla normalità: e questa confettura svuotadispensa -aromatizzata all'amaretto- forse è il segno che qualcosa sta cambiando...
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Tempo di preparazione 20 MINUTI
Tempo di cottura 90 MINUTI
Tempo Passivo 1 ORA
Porzioni
vasetti
Ingredienti
  • 1 Kg PESCHE NOCI pesate sbucciate e snocciolate
  • 80 g SUCCO di LIMONE
  • 500 g ZUCCHERO SEMOLATO
  • 50 ml LIQUORE AMARETTO di SARONNO
  • 80 g MANDORLE bianche
  • 5 VASETTI QUATTROSTAGIONI BORMIOLI da 150 ml
  • 5 CAPSULE NUOVE DIAMETRO 56 mm
Tempo di preparazione 20 MINUTI
Tempo di cottura 90 MINUTI
Tempo Passivo 1 ORA
Porzioni
vasetti
Ingredienti
  • 1 Kg PESCHE NOCI pesate sbucciate e snocciolate
  • 80 g SUCCO di LIMONE
  • 500 g ZUCCHERO SEMOLATO
  • 50 ml LIQUORE AMARETTO di SARONNO
  • 80 g MANDORLE bianche
  • 5 VASETTI QUATTROSTAGIONI BORMIOLI da 150 ml
  • 5 CAPSULE NUOVE DIAMETRO 56 mm
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Istruzioni
  1. SBUCCIO le PESCHE NOCI, le taglio in PEZZETTI.
  2. INSERISCO nel boccale: le PESCHE NOCI, il SUCCO di LIMONE, il LIQUORE AMARETTO di SARONNO, lo ZUCCHERO SEMOLATO e infine le MANDORLE.
  3. CHIUDO il coperchio del Bimby lasciandolo senza misurino, appoggio sul coperchio il cestello, cuocio 40 minuti, antiorario, velocità 1.
  4. CONTROLLO la confettura e successivamente continuo a CUOCERE per altri 30 minuti, antiorario, Varoma, velocità 1 (utilizzando sempre il cestello anziché il misurino).
  5. A FINE COTTURA verifico la densità: metto una goccia di composto su un piattino e lo inclino. Se la confettura non scorre è pronta. Altrimenti, è necessario prolungare la cottura di qualche minuto.
  6. INVASO fino a 1 cm dal bordo del VASETTO, chiudo il vasetto con la CAPSULA (attenzione che il bordo del vasetto non sia sbeccato e che la capsula sia nuova!), PASTORIZZO i vasi di confettura facendoli bollire (separati da due canovaccii puliti affinché toccandosi non si rompano, coperti di acqua fino ad almeno 5 cm dal coperchio) per 30 minuti. Trascorso questo tempo, lascio RAFFREDDARE l'acqua di bollitura, una volta che l'acqua è fredda tolgo i vasetti e faccio completare il loro raffreddamento per qualche minuto mettendoli capovolti. IMPORTANTISSIMO!!! PRIMA DI RIPORRE I VASETTI IN DISPENSA, CONTROLLARE SEMPRE CHE IL CENTRO DEL COPERCHIO SI SIA ABBASSATO. Qualora ciò non fosse avvvenuto, sarà necessario ripetere l'operazione di pastorizzazione.
Recipe Notes

LE PESCHE NOCI (dette anche nocipesche o nettarine): il pesco nettarino è una pianta di origine orientale appartenente alla Famiglia Rosaceae, del genere Prunus - sottogenere Amygdalus - e specie persica. Il frutto possiede scarse qualità nutrizionali, fornite soprattutto dai glucidi. Poche le proteine e i lipidi, in quantità importanti le fibre, le vitamine e il potassio. Fresche, non sono di facile conservazione, ma possono essere poste sotto sciroppo oppure trasformate in succhi e confetture. (da www.my-personaltrainer.it, che ringrazio). - ROBOT: Ho usato il Bimby/Thermomix, ma questa ricetta può essere eseguita anche con pentole e fornelli. - FONTE: Mi sono ispirata alla ricetta del libro Le conserve della Vorwerk, che ringrazio. - SE VI È PIACIUTA QUESTA RICETTA, provate anche la CONFETTURA di FICHI E MANDORLE.

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