SIMBOLOGIA ONIRICA (HIERONYMUS BOSCH, PARTE SECONDA) & LA SALSA PEARÀ PREPARATA CON IL BIMBY/THERMOMIX


Ti chiedi se fosse folle, maniaco o fatto di qualche sostanza psicotropa. O no? Comunque vada, lui -Hieronymus Bosch- ti lascia senza fiato.

Ancora una volta, ve lo “racconto” attraverso Salvo Montalbano e -forse- Petra Delicado. Ma è ancora più interessante se spiegato da Alessandra Gennaro nei suoi webinARTE.


Hieronymus Bosch, Le Tentazioni di Sant’Antonio, 1501, il trittico aperto.

SIMBOLOGIA ONIRICA

“Bello, l’ultimo webinar su Bosch”.
Petra invia il messaggio WhatsApp senza un se, senza un ma, e senza un ciao.

“Sentiamo” le risponde ancora più laconico Salvo.

Le Tentazioni di Sant’Antonio” riprende lei “Ti mando la mail”.

Il commissario Montalbano -irritato- spegne il telefono.
Poi si dimena sulla poltroncina dell’ufficio, infila l’indice nel colletto della camicia scura, ne allenta il bottone.

Adesso devo aspettare fino a stasera, mormora tra sé e sé.
E si dedica con scarso impegno all’indagine in corso, l’uccisione di un uomo in fuga dalla camera dell’amante.
Quanto di più banale possa capitare a un poliziotto.

Finisce di lavorare tardi.
Il sole è tramontato da un pezzo.

Arriva a casa stanchissimo, ma prima ancora di lavarsi apre il vecchio Acer ereditato da Livia.
La mail di Petra è già lì.
Otto fogli di appunti: a caratteri microscopici, senza spazi né a capo.

Strizza gli occhi per metterli a fuoco.
Continua a rifiutarsi di indossare gli occhiali, anche se ormai gli servirebbero.

“Tra i quadri di Bosch, Le Tentazioni di Sant’Antonio è considerato secondo solo al Giardino della delizie. Ma tutti sono concordi sul fatto che esso sia l’opera più enigmatica di questo artista. Alcuni critici vi hanno visto un manifesto contro il vizio. Altri -considerata la presenza di figure nude- hanno ipotizzato che il pittore facesse parte della setta degli “adamitici”. Altri ancora hanno pensato a un protoprotestantesimo, alla magia, all’alchimia. E a quella paura del futuro che diede vita, nelle Fiandre, a un Rinascimento alternativo”.

“Il trittico, che risale al 1501, entrò a far parte della collezione di Filippo II di Spagna, e successivamente venne ceduto al Portogallo, cui tuttora appartiene”.

“Attraverso una simbologia ricchissima, Bosch ci mostra la lotta impari contro il male da parte di un uomo: Sant’Antonio, l’eremita che verrà tentato innumerevoli volte dal diavolo ed è considerato il fondatore del monachesimo”.

Montalbano si aspettava da Petra qualche cenno personale che non trova.
È nervoso, deluso, annoiato.
Si toglie le scarpe, si stravacca sul divano.

Una alla volta, fa scorrere sullo schermo tutte le pagine del pdf.
Appoggia il computer accanto alla lampada art déco che sta sul tavolino al suo fianco e guarda a lungo sopra di sé.

Ripensa a quanto ha letto.
Vede, proiettate sulla superficie avorio del soffitto, le scene monocrome esterne del trittico, il movimento e la cattiveria dei personaggi, il paesaggio inquietante, le immagini che rimandano all’interno dell’opera.


Hieronymus Bosch, Le Tentazioni di Sant’Antonio, 1501, il trittico chiuso.

Poi succede qualcosa di inspiegabile: intorno a lui tutto si fa colorato.
E una donna dai capelli castani -che gli cammina davanti senza mostrargli il volto- lo prende per mano.

Salvo sente un brivido corrergli lungo la schiena.
Non comprende se per il piacere del suo tocco o per lo spettacolo lo circonda.

Perché i dèmoni, i parassiti, gli animali ripugnanti e infernali, gli individui capovolti che vede sembrano ricordargli quanto ha scoperto poco prima: che questa è “la proiezione esterna della deformità dell’anima quando l’uomo sceglie il peccato”.

La donna, sempre senza voltarsi, gli stringe più forte la mano e lo trascina verso l’alto lungo una strada a zig-zag, indicandogli un uomo che vola trasportato da mostri.

“Quello è Antonio Abate. Era uno dei santi più amati, soprattutto in un periodo in cui peccato e tentazioni erano in gran voga. Protettore contro la malattia che porta il suo nome, Sant’Antonio è colui che -come Prometeo- strappa all’Inferno il fuoco e le anime. Il santo i cui attributi sono il Tau (dal greco tauma, da cui deriva taumaturgia), il campanello e il maiale con il grasso del quale veniva preparato un unguento”.

“Ma qui, alla nostra destra, c’è lo stesso uomo”, interviene Montalbano.

“Sì, è il santo caduto e sorretto da tre persone perché devastato dal dolore”, gli risponde la donna.


Hieronymus Bosch, Le Tentazioni di Sant’Antonio, 1501, particolare.

Il commissario trattiene il respiro: una caverna a forma di deretano si apre a pochi metri da lui.
Davanti all’antro, due strani personaggi i cui abiti richiamano quelli dei frati domenicani e dei papi.

E, coperto da un mantello rosso, un cervo con un pastorale a mezzaluna.

La donna risponde alla sua domanda anche se Salvo non ha aperto bocca:
“La caverna allude alla sodomia, perversione da cui si lascia tradizionalmente attrarre il clero. Il cervo -nemico del serpente- è icona di Cristo, ma in questo contesto risulta repellente. E la mezzaluna, simbolo di Iside, richiama i culti orgiastici legati a quest’ultima”.

“Lo vedi?” spiega lei “Anche il commercio di indulgenze -grave peccato del clero- è richiamato dalla bolla in mano al prelato sotto il ponte. Quel prelato a cui si avvicinano l’uccello che, poco saggiamente, con i pattini cammina sul ghiaccio e il pellicano, anch’esso icona rovesciata di Cristo, che divora i propri piccoli appena usciti dall’uovo”.

Mentre parla, la giovane accarezza delicatamente la mano di Montalbano.
Il quale cerca di avvicinarsi al suo viso, senza però che lei glielo permetta.

Insieme, attraversano un varco.
Si trovano in uno spazio più ampio.


Hieronymus Bosch, Le Tentazioni di Sant’Antonio, 1501, particolare.

Tutto intorno, rovine.
In cielo, la battaglia tra due navi.
Fa caldo, perché poco lontano un villaggio arde: è ancora il fuoco di Sant’Antonio.

Un raggio di luce, sottile come il filo di una lama affilata, attraversa la scena.

Inginocchiato davanti a una cappella in cui un Cristo vivo affianca un Cristo crocifisso, di nuovo il santo, sereno e benedicente.

Accanto a lui, una Donna Serpente che in posa lasciva porge una ciotola.
Poco più in là, tre sacerdotesse -una nera, una rossa e una bianca, quest’ultima con in testa una corona di spine- circondano un tavolo e porgono un uovo sorretto da un rospo.
Davanti a loro, un personaggio con caratteri diabolici, un frutto rosso e un donna sdraiata.
In mezzo a un gruppo di strane persone, una strega-albero con in braccio un bambino.
E un uomo con un piede tagliato.

Il commissario, stupefatto e turbato, distoglie lo sguardo da queste immagini e fissa a lungo la schiena della sua guida.

Lei ha un corpo atletico.
Cammina veloce, senza ancheggiare.


Hieronymus Bosch, Le Tentazioni di Sant’Antonio, 1501, particolare.

E continua a parlargli voltandogli le spalle:
“I colori delle donne richiamano le fasi alchemiche nigredo, rubedo e albedo. Il tavolo rappresenta l’altare, l’uovo la particola: si tratta di una messa nera. La Donna Serpente rende sacrilego il sacramento del Battesimo. Quella distesa inneggia alla lussuria. Il gruppo con la strega sbeffeggia la fuga in Egitto. L’uomo con il piede tagliato è il Mago dei Tarocchi. E l’arto amputato, in alchimia, potrebbe indicare un mancato ascolto della propria anima”.

Salvo deglutisce.
E guarda incantato il panneggio degli abiti sul dorso della giovane.


Hieronymus Bosch, Le Tentazioni di Sant’Antonio, 1501, particolare.

Un altro varco.
Un altro sant’Antonio, stavolta in meditazione.
Un paesaggio dai colori chiari, con torri e mulini.
In cielo, una coppia a cavallo di un pesce.
Una tavola sulla quale spiccano una zampa di maiale e un rospo.
E una figura femminile nuda all’interno di un tronco spaccato.

“Quelle persone sul pesce sembrano streghe sopra la propria scopa” osserva Montalbano.

“Lo sono” gli risponde la sua accompagnatrice.

“Il paesaggio però appare sereno”.

“No. Osserva attentamente: ci sono un drago e un uomo che combattono”.

“E quella tavola sostenuta da figure nude? ” chiede di nuovo lui.

“È un altare sconsacrato, profanato da una zampa di porco e dal rospo-demonio. A riprova di ciò, quella tromba -come sempre, simbolo infernale a richiamare l’alito pestilenziale del diavolo- in cui un suonatore soffia”.

“E la donna svestita? È una delle tante femmine che, durante la sua vita, vanno a tentare il santo?”

“Certo. Osserva la sua posa. Considera la forma della corteccia che la racchiude”.

Di nuovo, il commissario sente un brivido corrergli lungo la schiena.

La giovane guida stringe ancora per qualche istante la sua mano.
Poi accenna a girarsi verso di lui.

Lui ne osserva attento il profilo.
Chissà, forse gli sembra di riconoscerla: sarà mica Petra?

Ricordarla lo emoziona come la prima volta.
Ripensa ai suoi occhi scuri, ai capelli castani, alla sua voce calda e decisa.


Hieronymus Bosch, Le Tentazioni di Sant’Antonio, 1501, particolare.

Ecco, la donna è quasi del tutto rivolta verso di lui.
Montalbano, intimidito, abbassa lo sguardo.
Chiude del tutto le palpebre, quasi avesse paura di riconoscerla.

Sente il suo corpo avvicinarsi lentamente, il suo respiro sul viso.
Avverte la morbidezza delle labbra di lei sulle sue.
E si lascia andare al calore di un bacio.

Piano piano riapre gli occhi.

La donna non c’è più.
Lo spettacolo coloratissimo intorno è scomparso.

Davanti a lui, soltanto un soffitto avorio.

Salvo si infila le scarpe.
Si alza dal divano.
Si sgranchisce le gambe camminando avanti e indietro per la stanza.

Poi si ferma davanti alla porta-finestra.
Come ipnotizzato, guarda, nel buio, la spuma bianca delle onde.

E si chiede se, quello che ha vissuto, sia stato solo un eccentrico incubo.
Oppure se si sia trattato di un emblematico, misterioso, magico sogno.


Hieronymus Bosch, Le Tentazioni di Sant’Antonio, 1501, particolare.

Questo articolo è ispirato alla lezione dedicata a Hieronymus Bosch, tenuta online da Alessandra Gennaro.


Mi scuso per eventuali errate interpretazioni, scorrettezze, omissioni. E, soprattutto, per le divagazioni frutto della mia fantasia.


Ringrazio Alessandra per le splendide conferenze
.

Grazie anche ad Alicia Giménez Bartlett e al compianto Andrea Camilleri per avermi prestato i loro personaggi.

Le immagini sono tratte da Wikipedia, che ringrazio.


LA PEARÀ

LA PEARÀ (preparata con il Bimby/Thermomix)

Piatto povero, fatto con pane raffermo, brodo e pepe. Si serve con i bolliti, il cotechino, la lingua… e non manca mai nei meù dei veronesi.
Preparazione10 min
Cottura35 min
Tempo totale45 min
Portata: Contorno
Cucina: Italiana
Porzioni: 4 Persone

Equipment

  • Bimby Thermomix

Ingredienti

  • 50 g BURRO
  • 120 g PANE tritato grossolanamente
  • 700 g di BRODO di CARNE (o di dado di carne) bollente
  • 60 g PARMIGIANO
  • SALE
  • PEPE

Istruzioni

  • TRITO il PARMIGIANO 15 secondi a velocità 6. Lo metto da parte.
  • INSERISCO nel boccale il BURRO e il PANE grattugiato. CUOCIO 10 minuti, 100°C, velocità 2, antiorario.
  • UNISCO il BRODO BOLLENTE, sale e pepe q.b. e continuo la cottura per 20 minuti, 100°C, velocità 2, antiorario.
  • DURANTE la cottura, rimuovo il misurino e POSIZIONO il CESTELLO sopra il foro per evitare spruzzi. Di tanto in tanto, SPATOLO la PEARÀ.
  • AGGIUNGO il PARMIGIANO e manteco azionando il Bimby per 30 secondi a velocità 2, antiorario.
  • SERVO la PEARÀ calda.
  • PER una PEARÀ più densa, cuocio a temperatura Varoma per altri 5 minuti. Per renderla più fluida, naturalmente, aggiungo brodo.
  • È POSSIBILE RISCALDARE nel Bimby/Thermomix la PEARÀ avanzata, rimettendola nel boccale con del brodo per 5 minuti a 100°C velocità 3 antiorario.
  • LA DOSE può essere RADDOPPIATA.

Note

LA PEARÀ: La pearà, termine del dialetto veronese che si traduce in “pepata”, è una salsa povera o, più propriamente, una salsa semplice. Questa salsa è tradizionalmente accompagnata al lesso misto. La diffusione di questa salsa, tipico accompagnamento del lesso delle domeniche o del Natale, è limitata quasi esclusivamente a Verona e alla sua provincia (da Wikipedia).
ROBOT: Ho usato il Bimby/Thermomix, ma questa ricetta può essere eseguita anche con altri robot o a mano.
FONTE: Mi sono ispirata alla ricetta che mi è stata consigliata tanti anni fa dalla dimostratrice Bimby, che ringrazio infinitamente.
SE VI È PIACIUTA QUESTA RICETTA, provate anche la PEARÀ in versione tradizionale.

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