ROSSANA, LA NONNA DI CAPPUCCETTO ROSSO.
Io mi sono sbizzarrita in una (demenziale) versione di un Cappuccetto Rosso visto dalla parte della nonna… a dimostrazione che non sempre le persone che appaiono affidabili lo sono anche di fatto (non mi riferisco al lupo, ma a me stessa).
Ai lettori che hanno la mia età, faccio notare la “citazione” televisiva nel titolo: ricordate “Iolanda, la nonna del Corsaro Nero”?
ROSSANA, LA NONNA DI CAPPUCCETTO ROSSO
C’era una volta Rossana, una signora di una certa età, e anche di una certa stazza, che viveva sola al limitare nord del Bosco Nero.
Rossana vestiva sempre di rosso e, nelle stagioni più fredde, indossava una grande mantella dello stesso colore.
Aveva una figlia separata di nome Rossella. Anche Rossella, che portava abitualmente robe manteau rossi, abitava ai margini del Bosco Nero, ma nella parte sud.
La figlia di Rossana viveva con la sua bellissima bambina, Rossina, la quale, manco a dirlo, vestiva un grazioso cappuccio rosso, a causa del quale i compagni di scuola la chiamavano Cappuccetto Rosso.
Un giorno, nonna Rossana decise di andare a trovare l’amata nipotina.
Preparò dei biscotti alla crema, e un salame di cioccolato e nocciole che faceva venire
l’acquolina in bocca solo a nominarlo.
Mise tutto in una cesta, indossò la mantella d’ordinanza e si mise in cammino.
Sì, lo so! La figlia Rossella le aveva raccomandato di non passare attraverso il bosco. Anzi, dato che la madre, a causa dell’artrosi, non se la sentiva di allungare la strada girandoci intorno (al bosco), si era addirittura offerta di pagarle il taxi.
Ma nonna Rossana aveva la testa dura, e si incamminò ugualmente per il sentiero.
Naturalmente, lasciando a casa il cellulare.
All’inizio, tutto andò bene: la strada era leggermente in discesa, il sole era alto, la luce filtrava attraverso gli alberi, i piccoli animali del bosco le facevano compagnia.
Verso la metà del pomeriggio, però, la luce nel bosco si affievolí.
Nonna Rossana cominciò ad avere paura.
Si sentiva affaticata e la sua anca sinistra le provocava un dolore lancinante.
Da donna di carattere qual era, però, proseguì sulla sua strada.
Fu comunque felice, quando, poco dopo, incontrò un signore (a dire il vero piuttosto peloso), che si offrì di accompagnarla per parte del tragitto.
A Rossana, egli sembrò mooolto distinto.
Il fatto, poi, che, sulle mani, mostrasse una peluria grigiastra, la fece sperare che si trattasse di una persona della sua età.
“Chissà, magari, tra noi potrebbe nascere qualcosa…” pensò.
Il signore era molto gentile: spostava i rami che potevano intralciarle il cammino, le porgeva la mano per aiutarla a superare zone impervie o ruscelli, si complimentava continuamente con lei per la sua vitalità.
Dal canto suo, Rossana si mostrò carina e socievole, raccontandogli vitamortemiracoli di sé, della figlia e della nipotina.
Naturalmente, avete tutti capito che, quello che sembrava un signore, era in realtà il lupo (nella fattispecie, un Lupo Grigio).
Che, una volta dimostrata alla nonna la propria affidabilità, le propose di precederla per andare ad avvisare la figlia Rossella del suo arrivo (non dimentichiamo che il cellulare era rimasto sulla consolle di casa).
“Oh, grazie!” cinguettò Rossana “Lei é proprio un gentiluomo! E come è atletico, poi…”.
È così, Lupo Grigio si diresse a passo di jogging in direzione sud, verso la casa di Rossella e di Rossina.
Una volta giunto a destinazione, tirò il cordone rosso del campanello.
Rossella, sempre molto prudente in questi casi, guardò dallo spioncino e non si fidò ad aprire.
Lupo Grigio attese qualche istante nascosto dietro alle ortensie del giardino e poi suonò nuovamente.
Questa volta, fu Cappuccetto Rosso a chiedere “Chi è?”.
“Sono la nonna Rossana” rispose il lupo imitando la voce femminile.
La sventurata aprì la porta.
In un lampo, Lupo Grigio le saltò addosso, la prese con una zampa per le braccia, con l’altra per i piedi e se la mangiò in un sol boccone.
Le urla di Cappuccetto richiamarono Rossella, che accorse affannata.
“Rossina, Rossina, che cosa succede?”.
No, Rossella non ebbe neppure il tempo di rendersi conto dell’accaduto: il lupo, a dire il vero un po’ allupato, che nel frattempo si era nascosto sotto la tovaglia bianca e rossa del tavolo da pranzo, saltò su come una molla, la prese da dietro (ehi, questo non è un doppio senso…) e la ingoiò tutta intera.
Bene, dovete sapere che Lupo Grigio aveva un vizietto: adorava vestirsi da lupa.
Non gli parve vero, perciò, di avere a disposizione l’armadio a sei ante di Rossella, colmo di robe manteau rossi e di scarpe alla moda.
Scelse un delizioso modello rosso Valentino, longuette e con i bottoni d’oro, e un paio di sontuose décolleté tacco 12 di Louboutin (naturalmente, con la suola rossa).
Indossò il tutto, si mise un velo di rossetto sulle labbra e si guardò allo specchio.
“Sono proprio uno strafigo, anzi, una strafiga!” esclamò e si accinse, così conciato, a riordinare la cucina.
Nel frattempo, Nonna Rossana uscì dal bosco e raggiunse la casa dove abitavano la figlia e Cappuccetto.
Grande fu il suo spavento, trovando spalancato il portoncino rosso del patio.
“Oddio, non sarà successo qualcosa?” gridò.
Altrettanto grande fu il suo sollievo, vedendo Rossella, o chi per essa, indaffarata in cucina.
La osservò attentamente, prima di rivolgerle la parola.
“Che culo grande hai, figlia mia”.
Preferisco non riportare la risposta…
Il lupo/Rossella incominciò a girarsi verso di lei.
“Che pancia grossa, hai”.
Alla risposta del lupo, che era ormai rivolto completamente verso di lei, vi garantisco che è ancora preferibile il silenzio…
“Che bocca gra…”. La nonna non riuscì nemmeno a completare la frase.
Lupo Grigio, ululando un terrificante “È per mangiarti meglio”, le saltò addosso, pappandosela senza nemmeno masticarla.
Poi, satollo e appesantito dal lauto pasto, si addormentò sul divano (che era rivestito di velluto a rose rosse).
Passava in quel momento da quelle parti un cacciatore, che in realtá era Celeste, uno dei fidanzati di Rossella.
Decise di entrare a salutarla, ma si trovò di fronte il lupo che russava come una locomotiva.
Si rese conto immediatamente dell’accaduto, e allora… tirò fuori un coltellaccio (impugnatura rossa, marchio Victorinox), e, con quello, tagliò la pancia dell’animale per far uscire le due donne e la piccola Cappuccetto.
“Oh, oh!” urlavano di gioia le tre femmine.
“Oh, oh!” sghignazzava soddisfatto il cacciatore, pregustando la gratitudine di Rossella.
“Oh, oh!” mugolava il lupo morente.
Una volta che Lupo Grigio ebbe tirato le cuoia, si trattava di far scomparire il cadavere.
La capacità organizzativa di Rossana risolse il problema: invitò le vicine di casa (le signore Viola, Rosa e Bianca) a una riunione Bimby e, dopo aver soffritto una cipolla per 3 minuti, a 100 gradi e velocità 1, mise in cottura (naturalmente, antioraria) i cubetti di carne di lupo e gli altri ingredienti per fare un ottimo spezzatino.
Così, finisce questa favola.
E dimostra che non sono solo le bambine, ma le donne di tutte le età, a non doversi fidare degli sconosciuti.
Si conclude proprio come il film “Pomodori verdi fritti alla fermata dell’autobus”.
Solo che, in questo caso, i pomodori sono… rossi.
Un bacione.
Valeria
Foto: Immagine dal film “Cappuccetto rosso sangue”.
Pane per i tuoi denti
Valeria De Rossi. Una dentista, una pasticciera, una food blogger. Sono io. Entusiasta di natura, pignola per professione, amo i romanzi ben scritti, il Victoria Peak di Hong Kong, le torte alla mandorla, la mia Nikon e tutti i dispositivi marchiati Apple. I miei difetti? Sono permalosissima e per niente sportiva.