MACAO MERAVIGLIAO & LE PASTEIS DE NATA
Io ci provo a raccontarvela, Macao.
Ma sono sicura che non ci riuscirò.
O meglio, sono certa che ce la farò solo parzialmente.
Perché questa regione cinese che gode di un’autonomia speciale è impossibile da immaginare: bisogna proprio andarci.
Non vi sto parlando della penisola.
Quella, non ho avuto la possibilità di visitarla.
Un vero peccato: la facciata barocca della cattedrale dedicata a San Paolo, costruita intorno al XVI secolo dai colonizzatori portoghesi e rimasta intatta in seguito al crollo del resto dell’edificio, è stata inserita dall’UNESCO nell’elenco dei patrimoni mondiali dell’umanità.
E, questo, qualcosa dovrà pur dire.
Io mi riferisco all’isola di Taipa, paradiso dello shopping e dell’azzardo.
Da Hong Kong ci arrivi in circa un’ora di ferry: nel nostro caso, un enorme aliscafo bianco e blu con poltrone e cinture di sicurezza simili a quelle degli aerei.
Una volta sbarcati, ad aspettare gli ospiti c’è una sfilza di autobus modernissimi (addirittura con l’attacco per caricare il cellulare), con le scritte “Venetian” e “Parisian” sulle fiancate lucidissime.
Ma ancora non puoi immaginare che cosa ti attende.
Un percorso di pochi minuti e vedi due pensioncine da tremila stanze ciascuna: appunto il “Venetian” e il “Parisian”.
Poi il campanile di San Marco.
Infine il ponte di Rialto.
E, poco distante, la torre Eiffel.
Comincia a venirti da ridere.
Ma sei ancora ignaro di ciò che ti attende.
Entri nella hall, imbocchi la scala e arrivi al casinò.
A chi, come me, non è mai stato in una sala da gioco, trovarsene davanti una delle dimensioni di piazza San Pietro, e per di più occupata da millemila cinesi assatanati con in mano le fiches (lo so, lo so che nella nostra lingua, le parole straniere non prendono la esse nel plurale, ma qui, per decenza, dovevo proprio metterla), fa decisamente un certo effetto.
Il bello, comunque, non è ancora arrivato.
Non parlo delle enormi dimensioni dei centri commerciali, il più piccolo dei quali ha quattro volte i negozi di via Montenapoleone, il più esteso l’area di ventiquattro campi di calcio.
Né dei lunghissimi corridoi che connettono una sezione all’altra (in poche ore il mio iPhone è arrivato a segnare diciottomilaottocentoottantaquattro passi).
E nemmeno delle centinaia di negozi dedicati ai brand più desiderati nel mondo.
Non parlo nemmeno della romantica Parigi, con tanto di Place de Vendome, aquile alla base dei monumenti, una deliziosa brasserie, finestre con l’ombra di persone immerse nella lettura e coppie di garcon con basco e maglietta a righe che passeggiano lungo le strade.
No: parlo di Venezia.
Una Venezia con i ponti, i palazzi dalle finestre ogivali e le tendine a balconcino, i lampioni di ferro battuto con la luce soffusa, l’orologio di piazza San Marco decorato da numeri romani e segni zodiacali.
Con un cielo azzurro in cui deliziose nuvolette bianche si rincorrono come nella realtà.
Con l’acqua blu del Canal Grande -acqua vera, mica scherzi- solcata da gondole in pseudoebano mosse da gondolieri canterini e cariche di indiani con turbante color salmone.
Insomma, un mondo curatissimo e illusorio.
E kitsch, molto kitsch, incredibilmente kitsch.
Tanto da risultare estremamente simpatico.
Allora ti accorgi che stai camminando con un sorriso ebete stampato sulle labbra.
Ridendo da sola.
Ripetendo all’esasperazione agli amici cinesi -nel tuo inglese maccheronico- “it’s nice! It’s nice!”
Calle dopo calle, corridoio dopo corridoio, dopo esserti persa e ritrovata innumerevoli volte, eccoti all’aperto.
Si va ancora a piedi, nonostante la stanchezza e le estremità gonfie come cotechini.
Le immense strutture che ti avevano accolto, sbrilluccicanti di lampade led, si allontanano sullo sfondo.
Una breve passeggiata ti accompagna altrove.
Costeggi palazzi moderni circondati da muretti a riquadri.
Attraversi la Calcada do Quartel, una piazzetta tappezzata da piante di un colore verde tenero, non più alte di un metro, che la mia app identifica come Evonimo.
Scendi una scala che ti pare di aver già visto, forse nel Ragusano.
Percorri una via illuminata da insegne luminose, sulla quale si aprono a raffica negozi che espongono manzo e maiale essiccati e dolcetti.
Arrivi al villaggio.
E sei di colpo proiettata in un altro pianeta.
Lampioncini con una luce fioca e dorata illuminano antiche casupole affiancate le une alle altre.
Piante contorte disegnano ombre scure sulle facciate.
Le vetrine dei piccoli ristoranti magnificano il bacalhau e le Pasteis de nata.
Targhe bianche e blu con la doppia scritta -cinese e portoghese- indicano i nomi delle strade.
È una scheggia di Portogallo dall’altra parte del mondo.
Contaminato da altre lingue, da altri cibi, da altre razze.
Ma sempre Portogallo.
Sarà questo frammento di Europa a riportarti a casa.
Durerà un attimo, sarà ben nascosta sotto i sorrisi, le chiacchiere e il desiderio di non tornare ai problemi quotidiani.
Ma la riconoscerai subito.
La nostalgia.
Allora capirai che è arrivato il momento di tornare.
Certo, questo viaggio ti ha rilassata, arricchita, entusiasmata.
Sono tante le informazioni che hai acquisito.
Ci saranno scorci e sguardi ti rimarranno nel cuore.
Ma tua vita è altrove.
E non ci sono al mondo altri posti in cui vorresti che fosse.
Tempo di preparazione | 15 MINUTI |
Tempo di cottura | 20 MINUTI |
Porzioni |
PEZZI
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- 230 g PASTA SFOGLIA rettangolare
- 250 g LATTE
- BUCCIA DI LIMONE
- 30 g FARINA 00
- 150 g ZUCCHERO SEMOLATO
- 75 g ACQUA
- 4 TUORLI d'UOVO
Ingredienti
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- PRERISCALDO il FORNO (ventilato) a 230°C.
- ARROTOLO strettamente su se stessa la sfoglia, formando un salsicciotto. La taglio in 15 pezzi. FODERO con la pasta sfoglia gli appositi stampini oppure degli stampini da muffin.
- PORTO a EBOLLIZIONE (unità di cottura 16 cm, Navigenio potenza 6) 150g di LATTE insieme alla BUCCIA di LIMONE.
- IN UNA PICCOLA CIOTOLA, con una forchetta, amalgamo 30 g di FARINA 00 con 100 g di LATTE.
- UNISCO al LATTE (BOLLENTE e preparato al punto 3) il LATTE e la FARINA amalgamati, preparati al punto 4. MANTENENDO il Navigenio a potenza 4, faccio ADDENSARE. Tolgo la buccia di limone e SETACCIO il composto ottenuto.
- NELL'UNITÀ di COTTURA da 16 cm pulita, sul Navigenio a bassa potenza, sciolgo 150 g di ZUCCHERO in 75 g di ACQUA. Faccio BOLLIRE per 4 minuti, fino a ottenere uno sciroppo di zucchero.
- AGGIUNGO lo SCIROPPO di ZUCCHERO al composto di FARINA e LATTE del punto 5. Frullo fino a ottenere un impasto fluido e senza grumi.
- UNISCO i 4 TUORLI d'UOVO, continuando a frullare. Otterrò un composto abbastanza fluido.
- RIEMPIO per 3/4 gli stampini che ho foderato con la PASTA SFOGLIA, distribuendo al loro interno il composto ottenuto al punto 8.
- CUOCIO per 20 minuti, girando la placca del forno dopo 15 minuti circa.
- FACCIO RAFFREDDARE bene prima di sformare.
VIDEORICETTA: clicca QUI per visualizzare la VIDEORICETTA dei PASTEIS DE NATA portoghesi. - PASTEIS DE NATA: sono una dolci tradizionali portoghesi. Sarebbero nati nell'antico monastero di Belém. Nella seconda metà dell’Ottocento, dopo la rivoluzione liberale, i monaci iniziarono a produrre i pasteis per conto terzi e, da allora, questi pasticcini "alla crema" si diffusero in tutto il paese. (Da Giallozafferano, che ringrazio). - FORNO: Quelli indicati nella ricetta sono tempi e temperature di cottura effettivi (la temperatura è stata misurata con termometro a sonda) per il forno Gaggenau; per altri forni, potrebbero essere diversi. Se non indicato diversamente nel testo, la cottura avviene ponendo il cibo al secondo livello del forno, incominciando dal basso. - INGREDIENTI: Se non indicato diversamente nel testo, le uova utilizzate sono di misura media e a pasta gialla. - FONTE: Mi sono ispirata alla ricetta di Petitchef Português, che ringrazio infinitamente. - SE VI È PIACIUTA QUESTA RICETTA, provate anche i RISINI.
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Pane per i tuoi denti
Valeria De Rossi. Una dentista, una pasticciera, una food blogger. Sono io. Entusiasta di natura, pignola per professione, amo i romanzi ben scritti, il Victoria Peak di Hong Kong, le torte alla mandorla, la mia Nikon e tutti i dispositivi marchiati Apple. I miei difetti? Sono permalosissima e per niente sportiva.