HONG KONG È UNA COSA MERAVIGLIOSA & I BUTTERFLY COOKIES (CON VIDEORICETTA)
Cina: argomento del giorno. Ci sono stata da poco, al fianco del Paffu che la frequenta assiduamente per lavoro. È stato un viaggio entusiasmante, che mi ha permesso di toccare con mano città e situazioni che ai turisti sono in genere preclusi. Incomincio a raccontarvi la mia esperienza partendo da Hong Kong, la città dalle mille sfaccettature che è diventata uno dei miei “luoghi del cuore”.
HONG KONG È UNA COSA MERAVIGLIOSA
Può un feto commuoversi?
Io credo di sì.
Perché sono sicura che a me, quand’ero nella pancia di mia madre, è successo.
Anno 1956: il mondo intero frignava alla grande guardando il film L’amore è una cosa meravigliosa e ascoltandone il leitmotiv.
La mamma, sposina dal viso bellissimo e con un pancione di tutto rispetto, scomodamente incastrata nella penultima fila del miglior cinema di Verona, cercava di trattenere le lacrime.
Invano: dagli occhi le sgorgavano goccioloni bollenti che bagnavano inesorabilmente il vestito di piqué bianco.
Del resto, la storia d’amore raccontata nel film era coinvolgente.
Le vicende che le facevano da cornice spesso tristi.
E Hong Kong, la location in cui la vicenda era ambientata, bella da togliere il fiato.
Ecco, io penso di essermi innamorata di Hong Kong così, addirittura prima di nascere.
Non si spiegherebbero altrimenti le emozioni che provo quando la rivedo e la nostalgia che mi assale quando la lascio.
Hong Kong sa essere splendida.
“Sacca di un ladro di diamanti”, la definiva Jennifer Jones nel film.
Definizione azzeccata.
Basta guardarla dalla riva della sua grande baia, soprattutto la sera.
L’arcobaleno di luci delle insegne si riflette nell’acqua scura catturandoti lo sguardo quasi come un’ipnosi.
O osservarla dal Victoria Peak, la collina che sovrasta la città.
Da qui la vista dell’isola e del Victoria Harbour, spesso velata e per questo ancora più magica, è affascinante come un quadro.
Hong Kong è una figata.
È il centro in cui trovi abiti lussuosi, borse firmate, scarpe costosissime.
È un paese in continua evoluzione: a ogni visita -e ciò avviene due/tre volte l’anno- il Paffu trova nuove strade, nuovi cavalcavia, nuovi edifici.
Pochi mesi fa, per esempio, qui è stato inaugurato il ponte per Macao, il più lungo al mondo.
È la terra dei primati: a livello economico e finanziario, quanto a densità di popolazione, per il reddito pro capite.
Ma soprattutto per la qualità e l’aspettativa di vita.
Hong Kong è il luogo dei contrasti.
Qui anche gli ambienti più lussuosi possono essere maleodoranti, alla faccia del significato -“porto profumato”- del suo nome.
I palazzi modernissimi sono spesso separati da fetide viuzze.
Di fronte a costruzioni di cristallo si ergono edifici fatiscenti.
Il nuovo va a braccetto con il vecchio.
La ricchezza più sfacciata convive con la povertà.
Nei luccicanti centri commerciali, passeggiano signore elegantissime -tipo Milano fashion week, per capirsi- cariche di sacchetti con la stampa di griffe famose.
Il negozio di Louis Vuitton -tenete presente che qui ce ne sono sei e quello che ho visto io era addirittura di tre piani- è affollato come uno stadio il giorno del derby.
Nella stazione della metropolitana, però, a pochi metri di distanza, lo scenario cambia: vecchi mendicanti, scalzi e prostrati a terra con le mani poggiate su sandali di plastica, restano immobili in attesa che qualcuno allunghi loro una moneta.
Un’immagine da premio di fotografia.
Che però ti manca il coraggio di scattare.
A Hong Kong la guida è a sinistra.
E io, lo confesso, non ho ancora capito da quale lato devo guardare prima di attraversare.
La rete di trasporti pubblici è molto avanzata.
Oltre alla metropolitana, ci sono tram e autobus a due piani.
I taxi -bianchi e rossi- sono tantissimi e poco costosi.
Gli autisti che li conducono sono spesso spericolati.
Se hanno troppe valigie da trasportare, non si fanno scrupoli a lasciare i bagagliai aperti, legandoli solo con vecchi elastici.
Praticamente nessuno di essi parla inglese: per non rischiare di scomparire nel nulla, è fondamentale tenere a portata di mano il nome dell’hotel in caratteri cinesi.
Il traffico è, come si suol dire, sostenuto ma scorrevole.
Quasi tutte e auto sono nuove e lussuose.
E, a giudicare dalle Ferrari, dalle Porsche e dalle Maserati che ho visto in giro, qui i ricchi sono una percentuale decisamente elevata.
A Hong Kong l’Oriente incontra l’Occidente.
Hong Kong è la metropoli in cui razze e lingue si mescolano: per strada e in hotel ho incontrato gente di tutto il mondo e, cosa che mi ha colpita, svariate coppie miste.
Gli abitanti hanno spesso il nome inglese.
Hanno lineamenti indefinibili: se qui le persone indossassero occhiali da sole a impedire di vederne gli occhi, sarebbe impossibile distinguerle da noi.
A Hong Kong i bambini sono tanti e bellissimi.
Le giovani mamme li portano in giro tenendoli in braccio.
È raro vedere passeggini.
Cosa strana, nelle vie dello shopping e nei centri commerciali non ci sono negozi dedicati.
Tanti giocattoli e vestitini erano invece in vendita al mercato notturno di Temple Street.
Roba taroccata, poco sicura. Non ci siamo fidati ad acquistarla.
I regali per i nipotini li abbiamo comprati al Disney Store in aeroporto. Con il risultato che, in valigia, avevamo le stesse cose che vende Andrea.
Hong Kong ha oltre sette milioni di abitanti.
Sì, gli hongkonghesi sono un numero impressionante.
L’area è così densamente popolata che lo spazio viene economizzato abbassando i soffitti. Al Royal Garden, l’hotel che ci ospita, sono a 2 metri e 40: qualche centimetro di meno e il Paffu batterebbe la testa.
Le strutture, inoltre, si sono fatti più alte, rendendola la città più verticale al mondo.
Il primo grattacielo di Hong Kong è a soli quindici minuti dal nostro albergo: si chiama International Commerce Centre. 118 piani, 484 metri. Undicesimo nella classifica mondiale.
Ha un gemello leggermente più basso poco distante.
Mi dicono che i due complessi appartengano a due fratelli che, cosa che spesso accade, come bambini bisticciano e si fanno reciprocamente dispetti.
Il mio edificio preferito rimane comunque il Bank of China Tower: una serie di triangoli che si susseguono a formare una delle costruzioni più belle che io abbia visto.
Ecco, questa è la mia Hong Kong.
Una città dalla quale -scusate se mi ripeto- fatico enormemente a staccarmi.
Perché, sedici anni fa, è stata la meta del mio primo viaggio con Andrea: una specie di luna di miele.
Per la sua baia, per il Victoria Peak, per i suoi grattacieli.
Perché mi pare di conoscerla da un’eternità.
E perché, ogni volta che la vivo, mi rendo conto sempre più che “sacca di un ladro di diamanti” è l’unica definizione possibile.
Tempo di preparazione | 10 MINUTI |
Tempo di cottura | 16 MINUTI |
Tempo Passivo | 20 MINUTI |
Porzioni |
BISCOTTI
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- 230 g PASTA SFOGLIA fresca pronta Buitoni
- 60 g ZUCCHERO SEMOLATO
- q.b. ACQUA
Ingredienti
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- STENDO la PASTA SFOGLIA, lasciandola sulla carta forno della confezione. La misura è circa 24 cm x 30 cm. Tengo il lato più lungo parallelo al bordo del piano di lavoro.
- BAGNO leggermente con ACQUA la superficie della pasta sfoglia.
- SPOLVERIZZO la sfoglia con i 60 g di ZUCCHERO SEMOLATO. Copro con un altro foglio di carta forno e faccio aderire lo zucchero alla pasta.
- PIEGO verso il centro -per circa 5 cm- entrambi i LATI LUNGHI, poi ripeto l'operazione, infine piego la pasta sfoglia a metà: otterrò un rettangolo di circa 5 cm x 30 cm costituito da quattro strati di sfoglia.
- LASCIO riposare in FREEZER per 20 minuti.
- PRERISCALDO il FORNO (ventilato) a 170°C.
- TAGLIO la sfoglia in 30 fettine spesse circa 7 mm.
- ROTOLO le fettine -che diventeranno i Butterfly Cookies- nello ZUCCHERO SEMOLATO, facendo in modo che questo aderisca alla superficie.
- DISTRIBUISCO le fettine sulla leccarda ricoperta di CARTA FORNO, tenendole abbastanza distanziate l'una dall'altra e avendo cura di aprirle leggermente al centro a formare una V.
- CUOCIO per 8 minuti. Poi giro la leccarda e completo la cottura per altri 7 minuti circa o fino a doratura.
- FACCIO RAFFREDDARE prima di servire.
- SI CONSERVANO per più giorni se tenute in una SCATOLA di LATTA.
VIDEORICETTA: CLICCA QUI per visualizzare la VIDEORICETTA dei BUTTERFLY COOKIES di Hong Kong. - LA FARFALLA: è un simbolo di longevità, molto usato nelle decorazioni cinesi. A Hong Kong, le farfalle sono considerate dei portafortuna. - FORNO: Quelli indicati nella ricetta sono tempi e temperature di cottura effettivi (la temperatura è stata misurata con termometro a sonda) per il forno Gaggenau; per altri forni, potrebbero essere diversi. Se non indicato diversamente nel testo, la cottura avviene ponendo il cibo al secondo livello del forno, incominciando dal basso. - FONTE: Mi sono ispirata alla ricetta del blog Mrs P's Kitchen, che ringrazio infinitamente. - SE VI È PIACIUTA QUESTA RICETTA, provate anche i FROLLINI DI FRANCESCA.
Pane per i tuoi denti
Valeria De Rossi. Una dentista, una pasticciera, una food blogger. Sono io. Entusiasta di natura, pignola per professione, amo i romanzi ben scritti, il Victoria Peak di Hong Kong, le torte alla mandorla, la mia Nikon e tutti i dispositivi marchiati Apple. I miei difetti? Sono permalosissima e per niente sportiva.